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Omelia 4° Domenica del T.O. - 29/1/2012

Omelia 4^ Dom. T.O. - 29.1.2012


E’ necessario presentare la Parola di Gesù con convinzione.
Le piccole borgate della Galilea ricevettero la visita del grande Re, l’umile Gesù di Nazareth, il profeta atteso.
Qualsiasi condizione viviamo dobbiamo viverla con il Signore
nº 1096
Omelia 4^ Domenica T.O
 (29.01.12)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista



Un insegnamento nuovo

Il Profeta promesso


Gesù ha iniziato la sua missione dalla Galilea, regione delle tenebre, non in Gerusalemme, centro spirituale e politico di Israele. La città di Cafarnao si trovava all’incrocio di grandi strade carovaniere, ed aveva una grande percentuale di pagani per questo  non era considerata come popolazione pura, ed è sempre per questo che il Profeta dirà che “la regione delle tenebre vide una grande luce” (Is 9, 1 e Mt 4,16). Fu proprio lì che Gesù iniziò la sua missione. Secondo l’abitudine della sua gente egli andò nella sinagoga in giorno di sabato. In questo luogo si legge la Parola di Dio. La sinagoga era il cuore della vita spirituale del popolo. Il popolo riconosceva che Gesù predicava “come uno che ha autorità e non come gli scribi” (Mt 1, 21-22). La sua autorità e potere erano nella forza dello Spirito che agiva in Lui. I maestri ripetevano precetti, norme, Lui  aveva il potere del Profeta preannunciato da Mosè nel libro del Deuteronomio, come leggiamo nella prima lettura. Nella struttura del popolo di Israele  c’erano magistrati, giudici, re e sacerdoti. Accanto a queste classi c’era la figura del profeta. C’erano però anche falsi profeti, indovini, superstiziosi e peggio ancora. Questi furono sempre accusati di insegnare al popolo usando il Nome di Dio. Mosè afferma che Dio aveva promesso un profeta come lui, che fosse intermediario tra Dio e il suo popolo (Dt 18, 17-18). Questo profeta  darà sicurezza al popolo nelle cose di Dio. Ed è ciò che il popolo riconosceva in Gesù. Essere il Profeta è la missione di Gesù che parla secondo il volere di Dio. Il popolo testimonia che il potere di Gesù si manifesta, soprattutto, nella vittoria sul male,  rappresentata dalla cura degli indemoniati. Egli è al di sopra ed è riconosciuto come il Santo di Dio proprio dal demonio. Il male non può dominare le persone se queste seguono Gesù. Il migliore esorcismo è essere di Gesù. L’inizio della missione di Gesù dà la tonalità di tutto il vangelo di Marco. Non possiamo mettere in concorrenza la missione di Gesù e il male per vedere chi vince. Il potere di Gesù, perciò, è definitivo ed eterno. Ma la mancanza di fede dei cristiani apre la porta all’invasione della malvagità nel mondo

Libertà non compromesso

Per comprendere il testo di Paolo  sui problemi che il matrimonio causa nella vita spirituale, dobbiamo ricordare che i primi cristiani aspettavano il ritorno di Gesù in breve tempo. Leggiamo nella lettera ai Tessalonicesi: perchè lavorare se Egli tornerà presto? (2 Tess. 3, 10-11 – se uno non vuol lavorare neppure mangi). Paolo pone l’accento su valori superiori a queste opinioni. Per il suo insegnamento sulla carità nella prima lettera ai corinti, cap. 13, comprendiamo quali sono questi valori. Siamo invitati a capire che in qualsiasi condizione viviamo, dobbiamo viverla con il Signore. Così il Signore ci insegnerà a vivere molto meglio la nostra vocazione, sia da sposati, sia se siamo soli. Paolo scrive: “Se qualcuno non sa governare la propria casa, come potrà aver cura della chiesa di Dio?” (1 Tm 3,5). Dobbiamo avere la libertà di essere in Cristo per arricchirci di Lui ed elevare di qualità quello che facciamo. La vita è anche una predicazione.

Una missione con impegno


La messa di oggi ci invita ad “amare con la vera carità”.  Questo amore sta alla pari con l’adorazione di Gesù con tutto il cuore. Nell’accogliere Gesù ci impegniamo con la sua missione. Partecipiamo del suo profetismo e siamo con lui vincitori, di ogni male. Possiamo domandarci, ivece, perchè la nostra parola non provoca questo impatto di conversione e di ammirazione di Dio?. Sappiamo che c’è una desacralizzazione e un disincanto nelle predicazioni delle nostre comunità. Sappiamo che la forza della parola non è solo nel predicatore, ma questo però può aiutare.



Letture: Deut. 18, 15-20; S. 94; 1 Cor. 7, 32.35;
Vangelo di Marco 1, 21-28


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