Il Papa parla dei problemi del mondo
Nel tradizionale discorso agli ambasciatori Benedetto XVI fa una panoramica sui problemi del mondo: dalla crisi economica alla Siria alla Nigeria e dice "La libertà religiosa è il primo dei diritti umani"
Andrea Tornielli
Città del Vaticano
«In non pochi Paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica; in altri subiscono attacchi violenti contro le loro chiese e le loro abitazioni». Lo ha detto Papa Ratzinger, ricevendo nella Sala Regia il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per i tradizionali auguri di inizio anno. Benedetto XVI, come accade ogni anno, ha presentato una panoramica sullo stato del mondo, ricordando i problemi e i segnali incoraggianti. Ha innanzitutto salutato l’ambasciatore della Malesia, Paese che si è aggiunto nel corso del 2011, e ha rivolto un pensiero al neonato Stato del Sud Sudan, costituitosi nel luglio scorso, auspicando che cessino «tensioni e scontri».
CRISI ECONOMICA
Il Papa ha ricordato le conseguenze «gravi e preoccupanti» della crisi economica e finanziaria mondiale, che «non ha colpito soltanto le famiglie e le imprese dei Paesi economicamente più avanzati, dove ha avuto origine, creando una situazione in cui molti, soprattutto tra i giovani, si sono sentiti disorientati e frustrati nelle loro aspirazioni ad un avvenire sereno», ma che «ha inciso profondamente anche sulla vita dei Paesi in via di sviluppo». Benedetto XVI invita a non scoraggiarsi e a «riprogettare risolutamente il nostro cammino, con nuove forme di impegno. La crisi può e deve essere uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica». Bisogna, ha spiegato, «darci nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente e di sviluppare le proprie capacità a beneficio dell’intera comunità».
I GIOVANI E LA PRIMAVERA ARABA
Ratzinger ha quindi parlato degli «effetti dell’attuale momento di incertezza» che colpiscono particolarmente i giovani. «Dal loro malessere sono nati i fermenti che, nei mesi scorsi, hanno investito, talvolta duramente, diverse regioni. Mi riferisco anzitutto al Nord Africa e al Medio Oriente, dove i giovani, che soffrono tra l’altro per la povertà e la disoccupazione e temono l’assenza di prospettive certe, hanno lanciato quello che è diventato un vasto movimento di rivendicazione di riforme e di partecipazione più attiva alla vita politica e sociale». Per Benedetto XVI è ancora prematuro cercare di fare un bilancio, ma è evidente che «l’ottimismo iniziale» abbia «ceduto il passo al riconoscimento delle difficoltà di questo momento di transizione e di cambiamento, e mi sembra evidente che la via adeguata per continuare il cammino intrapreso passa attraverso il riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali». Il rispetto della persona, ha aggiunto Ratzinger, «dev’essere al centro delle istituzioni e delle leggi, deve condurre alla fine di ogni violenza e prevenire il rischio che la doverosa attenzione alle richieste dei cittadini e la necessaria solidarietà sociale si trasformino in semplici strumenti per conservare o conquistare il potere». Il Papa ha anche invitato la comunità internazionale «a dialogare con gli attori dei processi in atto, nel rispetto dei popoli e nella consapevolezza che la costruzione di società stabili e riconciliate, aliene da ogni ingiusta discriminazione, in particolare di ordine religioso, costituisce un orizzonte più vasto e più lontano di quello delle scadenze elettorali».
SIRIA, TERRA SANTA E IRAQ
Benedetto XVI ha espresso una «una grande preoccupazione» per le popolazioni dei Paesi in cui continuano tensioni e violenze, «in particolare la Siria, dove auspico una rapida fine degli spargimenti di sangue e l’inizio di un dialogo fruttuoso tra gli attori politici, favorito dalla presenza di osservatori indipendenti». Ha pii citato la Terra Santa, «dove le tensioni tra palestinesi e israeliani hanno ripercussioni sugli equilibri di tutto il Medio Oriente». Bisogna, ha affermato, che «i responsabili di questi due popoli adottino decisioni coraggiose e lungimiranti in favore della pace». Una parola di apprezzamento il Pontefice l’ha rivolta all’iniziativa del regno di Giordania che ha fatto ripartire il dialogo: «auspico che esso prosegua affinché si giunga ad una pace duratura, che garantisca il diritto di quei due popoli a vivere in sicurezza in Stati sovrani e all’interno di frontiere sicure e internazionalmente riconosciute». E anche in questo caso ha chiesto alla comunità internazionale di «stimolare la propria creatività e le iniziative di promozione di questo processo di pace, nel rispetto dei diritti di ogni parte». Il Papa ha quindi detto di seguire «con grande attenzione gli sviluppi in Iraq, deplorando gli attentati che hanno causato ancora recentemente la perdita di numerose vite umane, e incoraggio le sue autorità a proseguire con fermezza sulla via di una piena riconciliazione nazionale».
EDUCAZIONE E FAMIGLIA
Riallacciandosi al tema della Giornata mondiale per la pace, Benedetto XVI ha ribadito come l’educazione sia «un tema cruciale per ogni generazione», riaffermando la necessità di preservare i «luoghi educativi». «Tra questi figura – ha detto – anzitutto la famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo con una donna. Questa non è una semplice convenzione sociale, bensì la cellula fondamentale di ogni società. Pertanto, le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità». Il Papa ha chiesto politiche che la valorizzino. E parlando dell’apertura alla vita ha espresso soddisfazione per la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che «vieta di brevettare i processi relativi alle cellule staminali embrionali umane, come pure la risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, che condanna la selezione prenatale in funzione del sesso». Guardando soprattutto al mondo occidentale, Ratzinger si è detto convinto che «si oppongano all’educazione dei giovani e di conseguenza al futuro dell’umanità le misure legislative che non solo permettono, ma talvolta addirittura favoriscono l’aborto, per motivi di convenienza o per ragioni mediche discutibili».
LIBERTA’ RELIGIOSA E PERSECUZIONI
Parlando dell’educazione, Benedetto XVI ha osservato come «un’efficace opera educativa postuli pure il rispetto della libertà religiosa», che «è caratterizzata da una dimensione individuale, come pure da una dimensione collettiva e da una dimensione istituzionale». La libertà religiosa è il «primo dei diritti umani, perché essa esprime la realtà più fondamentale della persona». Un diritto che «troppo spesso, per diversi motivi, è ancora limitato o schernito». Il Papa ha reso onore alla memoria del ministro pachistano Shahbaz Bhatti, «la cui infaticabile lotta per i diritti delle minoranze si è conclusa con una morte tragica». E ha aggiunto: «non si tratta, purtroppo, di un caso isolato. In non pochi Paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica; in altri subiscono attacchi violenti contro le loro chiese e le loro abitazioni. Talvolta, sono costretti ad abbandonare Paesi che essi hanno contribuito a edificare, a causa delle continue tensioni e di politiche che non di rado li relegano a spettatori secondari della vita nazionale». In altre parti del mondo, ha detto ancora Ratzinger, «si riscontrano politiche volte ad emarginare il ruolo della religione nella vita sociale, come se essa fosse causa di intolleranza, piuttosto che contributo apprezzabile nell’educazione al rispetto della dignità umana, alla giustizia e alla pace». Benedetto XVI ha definito segnali «incoraggianti» per la libertà religiosa, la modifica legislativa «grazie alla quale la personalità giuridica pubblica delle minoranze religiose è stata riconosciuta in Georgia», come pure la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo «in favore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche italiane». Una sentenza per ottenere la quale ha lavorato molto l’Italia. E dicendo questo il Papa, ha rivolto «un particolare pensiero» proprio all’Italia, «al termine del 150° anniversario della sua unificazione politica».
STOP AL TERRORISMO
Il Papa ha ricordato come «il terrorismo motivato religiosamente» abbia mietuto anche l’anno scorso numerose vittime, «soprattutto in Asia e in Africa» e ha ribadito come i leaders religiosi debbano «ripetere con forza e fermezza che questa non è la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione. La religione non può essere usata come pretesto per accantonare le regole della giustizia e del diritto».
L’AFRICA DIMENTICATA
Benedetto XVI ha ricordato la recente visita in Benin, e il cammino di riconciliazione tra le varie comunità ed etnie. «È doloroso constatare», ha aggiunto, «che tale meta, in vari Paesi di quel continente, è ancora lontana». Ratzinger ha detto di riferirsi «in particolare alla recrudescenza delle violenze che interessa la Nigeria, come hanno ricordato gli attentati commessi contro varie chiese nel tempo di Natale, agli strascichi della guerra civile in Costa d’Avorio, alla persistente instabilità nella Regione dei Grandi Laghi e all’urgenza umanitaria nei Paesi del Corno d’Africa». E ha chiesto «ancora una volta, alla Comunità internazionale di aiutare con sollecitudine a trovare una soluzione alla crisi che dura da anni in Somalia».
SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE
Infine, Benedetto XVI è tornato su uno dei temi ricorrenti del suo pontificato, sottolineando come un’educazione «rettamente intesa non può che favorire il rispetto del creato». Il Papa ha citato «le gravi calamità naturali che, nel 2011, hanno colpito varie zone del Sud-Est asiatico, e i disastri ambientali come quello della centrale nucleare di *censura*ushima in Giappone». La salvaguardia dell’ambiente, «la sinergia tra la lotta contro la povertà e quella contro i cambiamenti climatici costituiscono – ha aggiunto – ambiti rilevanti per la promozione dello sviluppo umano integrale». Ratzinger ha quindi auspicato che «in seguito alla XVII sessione della Conferenza degli Stati Parte alla Convenzione Onu sui cambiamenti climatici, da poco conclusasi a Durban, la Comunità internazionale si prepari alla Conferenza dell’Onu sullo sviluppo sostenibile (“Rio+20”) quale autentica “famiglia delle Nazioni” e, perciò, con grande senso di solidarietà e di responsabilità verso le generazioni presenti e per quelle future».