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Il Santo del Giorno - Martirologio Romano

26 dicembre


Santo Stefano
 protomartire

Dopo la Pentecoste gli apostoli rivolsero l'annuncio del messaggio cristiano ai più vicini, agli Ebrei, attizzando il conflitto appena sopito da parte delle autorità religiose. Come Cristo, gli apostoli conobbero subito l'umiliazione delle verghe e della prigione, ma appena liberati dalle catene ripresero la predicazione del vangelo. La prima comunità cristiana, per,vivere integralmente il precetto della carità fraterna, mise tutto in comune, spartendo quotidianamente quanto bastava per il sostentamento. Col crescere della comunità, gli apostoli affidarono il servizio dell'assistenza giornaliera a sette ministri della carità, detti diaconi.

Tra questi faceva spicco il giovane Stefano, che, oltre a svolgere le funzioni di amministratore dei beni comuni, non rinunciava ad annunciare la buona novella, e lo fece con tanto zelo e con tanto successo che i Giudei, "gettàtisi su di lui, l'afferrarono e lo condussero davanti al sinedrio. Poi produssero falsi testimoni i quali dissero: Costui non cessa di pronunciare parole contro il luogo santo e la Legge. Lo abbiamo infatti sentito dire che quel Gesù di Nazaret distruggerà questo luogo e cambierà le istituzioni che Mosè ci ha tramandate".

Stefano, come si legge al capitolo 7 degli Atti degli apostoli, "pieno di grazia e di fortezza", prese a pretesto la sua autodifesa per illuminare le menti dei suoi avversari. Dapprima compendiò la storia ebraica da Abramo a Salomone, quindi affermò di non aver bestemmiato né contro Dio, né contro Mosè, la Legge o il Tempio. Dimostrò infatti che Dio si rivelava anche fuori del Tempio e si accingeva ad esporre la dottrina universale di Gesù come ultima manifestazione di Dio, ma i suoi avversari non gli consentirono di proseguire il discorso, poiché, " menando alte grida, si turarono le orecchie... poi lo trascinarono fuori della città e lo lapidarono ".

Piegando le ginocchia sotto la martellante pioggia di pietre, il primo martire cristiano ripeté le stesse parole di perdono pronunciate da Cristo sulla croce: " Signore, non imputare loro questo peccato ". Nel 415 la scoperta delle sue reliquie suscitò grande commozione nel mondo cristiano. Quando parte di queste reliquie vennero portate, più tardi, da Paolo Orosio nell'isola di Minorca, fu tale l'entusiasmo degli isolani che, ignorando la lezione di carità del primo martire, passarono a fil di spada gli Ebrei ivi emigrati. La festa del primo martire fu celebrata sempre immediatamente dopo la festività natalizia, cioè tra i " comites Christi ", i più vicini alla manifestazione del Figlio di Dio, perché per primi ne resero testimonianza.

Tratto da www.lalode.com

 

 

 

Beato Francesco "dè Malefici"

Come biglietto da visita non c’è male. Fortunatamente i lettori sanno che, se costui si trova qui menzionato, si tratta di un santo. Oddio, santo ancora non è: però è beato. L’appellativo "dè Malefici" che Francesco si portava dietro è un cognome o una conquista sul campo?
Oppure è un soprannome di famiglia, niente affatto raro nel medioevo?
Può darsi davvero che questo beato fosse particolarmente bravo a togliere le fatture (c’è poco da ridere: sintonizzatevi su un tv privata e vedrete quanta offerta c’è alle soglie del Terzo Millennio).
Se sì, era particolarmente benemerito, anche perché lo faceva in nome del bene e completamente gratis.
Infatti si tratta di un francescano fiorentino, probabilmente anche sacerdote e, dunque, esorcista (tutti i sacerdoti lo sono).
Lo storico dell’ordine minoritico Bartolomeo da Pisa ne parla nel 1385 e ce lo mostra alla sua epoca (cent’anni prima) mentre dimora in un convento della Verna. Sappiamo che Francesco "dè Malifici" morì in Corsica nel 1290, esattamente nel convento di San Francesco della Selva, situato alle falde dei monti di capo Tafonato e a una ventina di miglia da Galeria.
Il beato fu a lungo venerato in Corsica e in Toscana, ricordato per le virtù francescane vissute in grado eroico e, soprattutto, per i miracoli. Già, i miracoli.
Chissà perché, questi eventi sono tutti a carico di personaggi "politicamente scorretti" per i quali valeva solo l’extra ecclesia nulla salus ("fuori della Chiesa non v’è salvezza"). Come Padre Pio, il quale collezionava tessere comuniste depositate nelle sue mani da nugoli di convertiti.

Si ringrazia lo scrittore cattolico Rino Cammilleri
per aver acconsentito alla diffusione di queste brevi vite di santi,
tratte dal suo volume
Un santo al giorno edito da PIEMME


Martirologio romano

26 Dicembre

A Gerusalemme il natale di santo Stefano Protomartire, il quale fu lapidato dai Giudei non molto dopo l'Ascensione del Signore.

A Roma san Marino, uomo dell'ordine Senatorio, il quale, sotto l'Imperatore Numeriano e il Prefetto Marciano, per causa della religione cristiana fu preso, tormentato coll'eculeo e cogli uncini come schiavo, quindi gettato in una padella, ma, mutatosi il fuoco in rugiada, liberato, esposto ancora alle fiere e da esse lasciato illeso; finalmente, condotto di nuovo all'ara, ed essendo caduti gli idoli per la sua preghiera, percosso colla spada, conquistò il trionfo del martirio.

Nello stesso luogo, sulla via Appia, la deposizione di san Dionisio Papa, il quale, avendo sofferto molti disagi per la Chiesa, fu illustre per i documenti della fede.

Così pure a Roma san Zosimo, Papa e Confessore.

Nella Mesopotamia sant'Archelao Vescovo, celebre per dottrina e santità.

A Maiuma, in Palestina, san Zenone Vescovo.

A Roma san Teodoro, Mansionario della chiesa di san Pietro; di lui fa menzione il beato Gregorio Papa.


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Data di publicazione: Lunedì, 19.12.2022   

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