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Il Santo del Giorno - Martirologio Romano

15 dicembre

Beata Maria Vittoria de Fornari Strata
 vedova e religiosa

Poco dopo la sua morte, la B. Maria Vittoria De Fornari Strata apparve ad una sua ammiratrice devota indossando tre vesti: la prima era di colore scuro, ma ornata di oro e argento; la seconda era scura anch'essa, ma ornata di gemme lucenti; la terza era bianco-azzurra, con un bianco sfolgorante. Questa visione, a prescindere dalla sua storicità, sintetizza i tre stati di vita (coniugale, vedovile e religioso) attraverso i quali la beata passò: fu infatti figlia, sposa, mamma, vedova e religiosa (fondatrice, superiora e semplice suora). La sua "esemplarità" giunse inoltre alla testimonianza delle più svariate virtù.

Maria Vittoria nacque a Genova nel 1562, settima dei nove figli di Geronimo e Barbara Veneroso. Cresciuta in un ambiente di amore e di pietà e anche un po' austero, la bimba desiderò forse di entrare nella vita religiosa, ma quando i genitori le trovarono un fidanzato in Angelo Strata, si unì a lui in matrimonio a 17 anni "con grande sua soddisfazione e gioia". Non tardarono ad arrivare i figli: quando Angelo morì appena otto anni e otto mesi dopo il matrimonio, cinque frugoletti si aggrappavano alle gonne della venticinquenne mammina e un sesto sarebbe nato un mese dopo.

Nonostante l'agiatezza e i figli, Maria Vittoria si sentì di colpo priva di tutto e attraversò una tremenda crisi, durante la quale invocò ripetutamente la morte: un tratto umano, che poi le avrebbe consentito di meglio comprendere e aiutare le sue figliole sconcertate da qualche amaro distacco. Superata la crisi, pronunciò tre voti: di castità, di non portare mai gioielli e vesti di seta, e di non partecipare a feste mondane.

Dopo che le figlie divennero canonichesse lateranensi e i figli entrarono tra i minimi, ella si unì a Vicentina LomelliniCenturione, Maria Tacchini, Chiara Spinola e Cecilia Pastori per dar vita all'ordine delle suore Annunziate Celesti nel monastero preparato per loro al Castelletto di Genova da Stefano Centurione, il marito di Vicentina, che abbracciò anch'egli lo stato religioso e sacerdotale. Per il loro abito le religiose vennero chiamate Turchine o Celesti. La regola, redatta dal gesuita Bernardino Zanoni, padre spirituale della Fornari, stimolava le religiose ad un'intima devozione alla B. Vergine dell'Annunciazione, e stabiliva un'intensa vita di pietà, una povertà genuina e una rigorosa clausura. Fondatrice e priora, Maria Vittoria trascorse gli ultimi cinque anni come semplice religiosa, dando esempi di obbedienza e umiltà. Morì il 15 dicembre 1617 e fu beatificata da Leone XII nel 1828.

Tratto da www.lalode.com

 

 

 

Santa Nino

No, non si tratta del diminutivo di Antonio. Non si tratta nemmeno di un uomo.
Questa Santa si chiamava proprio così, Nino (o Nouné).
Era una cristiana che viveva in una provincia imprecisata dell’Impero romano, forse al tempo dell’imperatore Costantino.
Nel corso di un’incursione degli Iberi fu catturata e portata via come schiava.
La miracolosa resurrezione di un bambino da lei operata suscitò lo stupore e il rispetto di quei barbari, che sparsero la voce.
Lo venne a sapere la moglie del loro re, che era molto malata. Fattala portare al suo cospetto, ne fu guarita.
La donna abbracciò il cristianesimo e cercò di convincere anche il marito.
Questi accettò la nuova religione solo quando fu anch’egli sanato da un male che lo affliggeva.
Se qualcuno viene a raccontarvi che il cristianesimo si è diffuso solo per via di una predicazione, ridetegli in faccia: figurarsi se i capi barbari avrebbero creduto, senza riscontri, alla storia di un carpentiere ebreo giustiziato e risorto.
L’uomo affidò allora alla schiava cristiana il compito di erigere una grandiosa chiesa, cosa che Nino eseguì ancora una volta con un miracolo.
Fu così che il cristianesimo cominciò a penetrare tra gli Iberi.
Il loro re ne fu così entusiasta da farlo sapere in giro ai suoi alleati. Convinse anche il re della lontana Georgia (la terra che poi darà i natali a Stalin), Bacour, il quale chiese vescovi e sacerdoti, ma soprattutto la presenza della famosa Nino, la quale da quel momento fu conosciuta come "apostola della Georgia".
Forse il nome Nouné è una trasposizione in greco nel quale stava per "monaca"; infatti in inglese è nun.

Si ringrazia lo scrittore cattolico Rino Cammilleri
per aver acconsentito alla diffusione di queste brevi vite di santi,
tratte dal suo volume
Un santo al giorno edito da PIEMME


Martirologio romano

15 Dicembre

A Roma i santi Martiri Ireneo, Antenio, Teodoro, Saturnino, Vittore ed altri diciassette, i quali, nella persecuzione di Valeriano, patirono per Cristo.

In Africa la passione dei santi Faustino, Lucio, Candido, Celiano, Marco, Gennaro e Fortunato.

Nello stesso luogo san Valeriano Vescovo, il quale, avendo più di ottant'anni, nella persecuzione dei Vandali, sotto l'Ariano Re Genserico, fu richiesto da lui che gli consegnasse gli oggetti sacri della Chiesa, ma si rifiutò costantemente. Allora fu fatto scacciare solo fuori dalla città, ed essendo stato ordinato che nessuno lo ricevesse né in casa né in campagna, se ne stette lungo tempo nella strada pubblica a cielo scoperto, e, nella confessione e difesa della verità cattolica, compì il corso della sua vita.

Nel territorio di Orleans, san Massimino Confessore.

Presso gli Iberi, al di là del Ponto Eusino, santa Cristiana serva, la quale col dono dei miracoli, al tempo di Costantino, convertì quella gente alla fede di Cristo.

A Vercelli l'Ordinazione di sant'Eusebio, Vescovo e Martire.

A Brescia il natale di santa Maria Crocifissa Di Rosa, Vergine, Fondatrice della Congregazione delle Ancelle della Carità, dal Papa Pio dodicesimo ascritta nel numero delle sante Vergini.


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Data di publicazione: Lunedì, 19.12.2022   

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