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Il Santo del giorno

12 giugno


San Gaspare del Bufalo
 sacerdote

S. Vincenzo Strambi, che gli fu compagno nelle missioni tenute nelle campagne laziali, lo definì "terremoto spirituale". La gente che accorreva ad ascoltare le sue prediche lo chiamava "angelo della pace". Con le armi pacifiche della parola e della carità riuscì infatti ad arginare l'impressionante fenomeno del banditismo che infestava le campagne attorno a Roma.
Una predizione fatta da una pia religiosa nel 1810 diceva che in tempi di grandi calamità per la Chiesa sarebbe sorto uno zelante sacerdote, il quale avrebbe scosso i popoli dalla indifferenza mediante la devozione al Prezioso Sangue, del quale egli sarebbe stato la "tromba". In quell'anno, Gaspare del Bufalo, sacerdote da due anni, era stato imprigionato per aver rifiutato il giuramento di fedeltà a Napoleone.
Gaspare, nato a Roma il 6 gennaio 1786, da Antonio e Annunziata Quartieroni, aveva iniziato in sordina la sua opera di evangelizzazione della gente di borgata, dedicandosi ai "barozzari", cioè ai carrettieri e ai contadini dell'agro romano. Sono questi i personaggi, ritratti dal Pinelli, che danno un'immagine suggestiva della Roma del primo Ottocento: i barozzari avevano trasformato il Foro Romano, ai piedi del Palatino, in deposito e mercato di fieno. Liberato dal carcere, dopo la caduta di Napoleone, Gaspare del Bufalo ebbe da Pio VII e poi da Leone XII l'incarico di dedicarsi alle missioni popolari per la restaurazione religiosa e morale dello Stato Pontificio.
Egli intraprese questa nuova crociata nel nome del Prezioso Sangue di Gesù, della cui devozione divenne ardente apostolo, fondando nel 1815 la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue e nel 1834, coadiuvato dalla B. Maria De Mattias, l'Istituto delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue. Quando morì, a Roma il 28 dicembre 1837, in una stanza sopra il Teatro Marcello, S. Vincenzo Pallotti, suo coetaneo, ebbe la visione della sua anima che saliva incontro a Cristo come una stella luminosa. La fama della sua santità non tardò a diffondersi in tutto il mondo. Beatificato nel 1904, è stato canonizzato da Pio XII nel 1954.
Ben più tardi di lui, il 1° novembre 1975, ha raggiunto la gloria dei beati un altro Gaspare, poco più anziano di lui, Gaspare Bertoni, nato a Verona nel 1777 e morto il 12 giugno 1853. Questi, la cui festa ricorre appunto il 12 giugno, può esser considerato una vera immagine del Crocifisso, che egli additò all'adorazione dei suoi Stimmatini, avendo subìto, dai 35 ai 76 anni, poco meno di 300 interventi chirurgici.

 

Tratto da www.lalode.com

 

 

San Gaspare Bertoni

Gaspare Luigi Bertoni, fondatore dei Preti delle Sacre Stimmate, vanta un poco invidiabile primato: in vent’anni di malattie subì qualcosa come trecento interventi chirurgici.
E si trattava di chirurgia d’antan, dal momento che morì nel 1853.
Figlio di un notaio veronese, fu sacerdote nel 1800.
Giusto in tempo per vedere calare in Italia le orde napoleoniche.
Nel 1802 aveva già fondato un oratorio mariano, la "Coorte Mariana": giovani laici inquadrati originalmente in una sorta di Azione Cattolica ante litteram.
Naturalmente, il Bertoni dovette affrontare difficoltà di ogni genere, culminate nel 1807 con le generali e indiscriminate soppressioni ordinate dal nuovo regime.
Ma erano anche tempi in cui la pressione amministrativa otteneva risultati contrari, e le congregazioni e le vocazioni religiose e sacerdotali fiorivano ch’era un piacere.
Il Bertoni divenne il confessore del nascente istituto religioso fondato da Maddalena di Canossa.
Non solo: fu lui a dirigere spiritualmente Leopoldina Naudet e a guidarla nella fondazione.

Santa Cunera

Pare che la santa di oggi sia stata una delle compagne di S. Orsola.
Cunera sarebbe stata l’unica a scampare al martirio collettivo che coinvolse le undici (undicimila, dice la leggenda) vergini al seguito di Orsola, trucidate nel 451. Cunera, di stirpe nobile, divenne la protetta del re di Frisa, Radbodo, il quale la accolse nella sua corte di Rhenen presso Utrecht.
"Protetta" non voleva dire "favorita", ma i riguardi che Radbodo usava alla bella Cunera non andavano giù alla regina consorte.
La gelosia è una tremenda tentazione ossessiva che toglie il sonno e l’appetito sia al geloso sia all’ingelositore.
Le donne, in genere più portate alle fantasie cerebrali, quando ci si mettono, con la gelosia, sono capaci di tutto.
Il minimo è l’asfissia del compagno.
Il massimo, il delitto passionale.
Poiché, nel caso in questione, il compagno della gelosa era il re, c’era poco da asfissiare (anche perché, a quei tempi e da quelle parti, si rischiava il divorzio alla frisone, cioè a mano armata).
Così, la regina optò per il delitto passionale, ovviamente ai danni della presunta rivale.
Cunera venne strangolata da sicari nella stalla della reggia, luogo nel quale venne subito occultato il suo cadavere.
Ma ammazzare una santa non conviene.
Infatti, la mandante dell’omicidio fece la fine della moglie di Macbeth: impazzì e concluse i suoi giorni con un suicidio.
A Radbodo non rimase che trasformare la stalla maledetta in un edificio benedetto: una chiesa, che fece consacrare alla memoria dell’infelice Cunera.
Nel medioevo, per dare valore alla propria parola, si usava giurare sulle reliquie di questa santa.

Si ringrazia lo scrittore cattolico Rino Cammilleri
per aver acconsentito alla diffusione di queste brevi vite di santi,
tratte dal suo volume
Un santo al giorno edito da PIEMME

 

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Data di publicazione: Lunedì, 19.12.2022   

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